Viss Travel – Agenzia di Viaggi Roma

I viaggi fotografici sono un must per chi ha la passione della fotografia.

Se hai già compiuto un viaggio fotografico di gruppo o ti piacerebbe vivere questa esperienza di condivisione della tua passione con altri appassionati come te, ti invitiamo a proseguire nella lettura.

Infatti, abbiamo intervistato la nostra collaboratrice Doralisa D’Urso, fotografa professionista e guida turista, che ci parlerà delle nostre proposte di viaggi fotografici e di come funziona un viaggio fotografico.

Possiamo dire che Doralisa ha la fotografia nel suo Dna.

Infatti, coltiva questa passione fin da bambina, da quando ricevette per la Prima comunione un dono inaspettato: una Minolta.

Da allora di strada ne ha fatta parecchia: prima la laurea in Scienze della Comunicazione con una tesi sul fotogiornalismo, poi l’organizzazione di mostre e la collaborazione con professionisti del settore e testate giornalistiche.

E oggi, nei suoi corsi e nei suoi viaggi Doralisa propone una fotografia umanistica.

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Doralisa D’Urso – Fotografa e Guida turistica

Infatti, per Doralisa la fotografia è prima di tutto uno strumento per indagare l’uomo e il contesto in cui vive.

Per questo motivo, alla passione per la fotografia, Doralisa ha affiancato lo studio delle Arti visive, dell’Antropologia, della Sociologia e dell’Archeologia.

I viaggi che propone sono unici perché scavano nelle tradizioni, nel folklore e nella dimensione antropologica, storica e sociale di un luogo.

Ogni viaggio ha alle spalle una lunga preparazione, non solo logistica, ma anche di approfondimento socio-culturale.

Infatti, per ogni viaggio Doralisa compie lunghi sopralluoghi per conoscere nel dettaglio le attività locali, gli abitanti, la cultura del luogo, le location più suggestive in cui pernottare, con un unico intento: far immergere completamente il viaggiatore nell’atmosfera e nello spirito del luogo.

Con noi di Viss Travel organizza, oltre ai viaggi fotografici, anche viaggi di gruppo.

Inoltre, propone anche workshop fotografici nelle periferie urbane sulle tracce della Street Art.

Se vuoi conoscere di più su Doralisa e sui viaggi di gruppo che organizza con noi di Viss Travel, ti invitiamo a leggere il nostro articolo: I nostri Viaggi di Gruppo: un Turismo Esperienziale.

Se ti interessa la Street Art, leggi il nostro articolo Alla scoperta dei Murales: un viaggio sulle tracce della Street Art, troverai i consigli di Doralisa sui murales più interessanti in Italia e su come approcciarsi da un punto di vista fotografico alla Street Art.

Ma ora andiamo a conoscere meglio la solare e simpatica Doralisa e le nostre proposte di viaggi fotografici.

Viaggi fotografici: come funzionano e a chi sono rivolti

Ciao Doralisa, partiamo subito da una domanda che ci permetta di capire il tuo approccio alla fotografia. Perché fotografi? 

Io sono appassionata e innamorata dell’umanità e penso che la fotografia sia un grandissimo strumento di conoscenza ma anche di contatto.

Nel fotografare inseguo quella scintilla, quella empatia che si crea nel momento in cui ti ritrovi di fronte a una persona che ha voglia di essere ascoltata, ha voglia di raccontarsi.

E la fotografia secondo me è un grandissimo veicolo, molto autentico, molto leale.

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Miniera di Barega – Sulcis Iglesiente – Viaggio fotografico – Credit Doralisa D’Urso

Perché?

Perché quando ti poni di fronte al tuo interlocutore con una macchina fotografica devi in qualche modo conquistarti prima la sua fiducia.
Infatti, io dico sempre che la fotografia viene dopo, quello che viene prima è il rapporto, la relazione che si instaura, la fiducia che si crea.

Una fiducia che può crearsi anche attraverso un semplice sorriso o attraverso un semplice gesto.

I requisiti per godere pienamente del viaggio fotografico

Parliamo dei tuoi viaggi fotografici e vediamo i requisiti di partecipazione.

Per i viaggi fotografici che organizzi, come requisito di partecipazione, indichi una conoscenza base della macchina fotografica. Cosa intendi in concreto?

Per conoscenza base della macchina fotografica intendo un uso consapevole della macchina.

Nel senso che se voglio ottenere una foto tutta nitida o tutto sfocato, so come impostare la macchina (cioè il saper scegliere in autonomia i diaframmi, i tempi di scatto, la sensibilità ISO e così via).

Uso il termine consapevole e non manuale perché per godere appieno del tour bisogna avere la consapevolezza di come ottenere un determinato effetto, usando determinate impostazioni nella macchina.

Questo è l’optimum per sfruttare al meglio il viaggio.

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Museo del Carbone – Carbonia – Viaggio fotografico – Credit Doralisa D’Urso

Poi, in realtà, è successo anche che qualche accompagnatore, che si era unito per vivere quell’esperienza con il proprio partner fotografo, si è appassionato talmente tanto che il mese dopo me lo sono ritrovato a un corso base di fotografia da me organizzato.

Perché?

Perché voleva imparare a fotografare. Infatti aveva capito che c’era tanto da raccontare attraverso una macchina fotografica rispetto ad una semplice scatto con lo smartphone.

E se qualcuno venisse con lo smartphone a un viaggio fotografico?

Se qualcuno venisse con lo smartphone, per me non ci sarebbe alcun problema, purché ci metta quel tocco di suo, la sua interpretazione, purché ci sia consapevolezza.

Io dico sempre una cosa: la fotografia non la fa la macchina, la fa l’occhio.

Quindi, non ho nulla in contrario per gli scatti con lo smartphone.

In effetti, la fotografia si può fare anche con lo smartphone, purché siamo consapevoli dei limiti e delle potenzialità del mezzo che utilizziamo.

Come è strutturato un viaggio fotografico

Ma come si svolgono in concreto i tuoi viaggi fotografici?

Partiamo da un aspetto che mi preme sottolineare.

Una caratteristica di questi viaggi fotografici è che non si fermano una volta tornati a Roma.

Infatti, è prevista sempre una lezione in aula in cui analizziamo e visioniamo le foto scattate durante il viaggio in base ai temi che io ho assegnato e su cui si è lavorato durante il viaggio.

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Museo del Carbone – Carbonia – Viaggio fotografico – Credit Doralisa D’Urso

La lezione in aula (lo spazio didattico e formativo, che chiude il tour fotografico) è fondamentale perché è il momento del confronto.

Un momento molto bello e affascinante.

E un aspetto che mi lascia sempre a bocca aperta è che su 15 -20 persone (è il numero di persone su cui mediamente si struttura il viaggio fotografico), ognuna ha visto cose completamente diverse e ognuna ha raccontato il tour in maniera completamente diversa.

Questo accade perché ognuno porta la sua sensibilità, il suo sguardo, il suo mondo nello scatto fotografico e non trovi mai due fotografie simili.

Sono tutte diverse l’una dall’altra.

Ad esempio, nel viaggio fotografico nel Sulcis Iglesiente, alla ricerca delle miniere abbandonate, il tema era lo spazio e il tempo.

Per cui durante il viaggio si è lavorato sulla dimensione spazio-temporale e anche sulla stratificazione del tempo.

Una volta a Roma, abbiamo riguardato le fotografie scattate durante questo tour.

Ed è stato un momento di confronto e di selezione degli scatti per raccontare il viaggio fotografico effettuato. 

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Miniera di Barega – Sulcis Iglesiente – Viaggio fotografico – Credit Doralisa D’Urso

Parliamo di Scoprendo il Miglio d’Oro, il viaggio alla scoperta delle ville vesuviane che organizzi in collaborazione con noi di Viss Travel. 

A chi è rivolto e come è strutturata una giornata-tipo di questo tour fotografico? 

Per quanto riguarda Scoprendo il Miglio d’Oro, il 100% di partecipanti ha frequentato un corso base di fotografia o fotografa da parecchi anni.

Ma non è sempre così: ci sono anche accompagnatori che non fotografano, ma sono attratti dal tour stesso che è molto suggestivo, unico direi.

Come avviene una giornata tipo?

Per farti conoscere una giornata tipo, ti parlo del primo giorno.

E vediamo proprio il primo giorno di Scoprendo il Miglio d’Oro.

Di mattina il primo giorno il gruppo si ritrova in piazza Garibaldi a Napoli.

 

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Martin Luther King – Murales di Jorit – Barra – Credit Doralisa D’Urso

Da Piazza Garibaldi ci spostiamo e affrontiamo le prime 2 tappe dedicate ai murales di Jorit  e a San Giovanni a Teduccio e Barra dove troviamo i murales dedicati a Che Guevara, a Maradona e a Martin Luther King.

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Che GuevaraMurales di Jorit – San Giovanni a TeduccioCredit Doralisa D’Urso

Ci spostiamo poi ad Ercolano.

Tieni conto che le distanze sono tutte minime, il territorio che esploriamo è ristretto ma ricco di suggestioni e di luoghi che visitiamo.

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Maradona – Murales di Jorit – San Giovanni a Teduccio – Credit Doralisa D’Urso

Al pomeriggio andiamo in una villa vesuviana, Villa Campolieto.

E qui, incontriamo subito un forte contrasto: da una parte la periferia che abbiamo visto al mattino, con la Street Art e le opere di riqualificazione, dall’altra una villa storica, restaurata e visitabile.

Qui, in una sala congressi, facciamo l’analisi critica delle immagini scattate. 

Lascio quindi ai partecipanti un periodo di tempo per preparare e selezionare le foto: dopo cena le proiettiamo e facciamo un approfondimento fotografico.

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Villa Campolieto – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

In questo modo, naturalmente in luoghi diversi, si svolgono le altre giornate.

Tornati a Roma facciamo un’analisi critica finale in aula con le immagini stampate.

Per altri tour, invece. l’analisi critica finale è stata svolta direttamente sul posto e in questo caso le immagini non sono state stampate, ma le abbiamo viste in digitale.

Vuoi scoprire i viaggi fotografici che abbiamo in serbo per te? 

 Passa in Agenzia o Contattaci.

Vedremo insieme le nostre proposte per farti vivere un’esperienza esclusiva ed unica!

Viaggio fotografico: conoscere se stessi e accrescere le proprie competenze

Tu dici spesso che la fotografia ti permette di conoscere il mondo, ma in realtà con la fotografia conosci te stesso

Cosa intendi?

La fotografia permette di conoscere te stesso, è uno strumento di indagine in primis di sé.

Infatti, la fotografia ti dà autenticità, è uno strumento leale.

In effetti quando scatti non hai i filtri: sei tu con la tua macchina fotografica che vedi il mondo e racconti quel pezzo di mondo.

E, mentre lo fai, stai raccontando inevitabilmente il tuo modo di essere.

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Villa Campolieto – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

In questo io mi sento molto vicino alla filosofia e al modo di vedere di Ansel Adams, uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.

Ansel diceva sempre: “Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato.”

E secondo me è così.

In ogni fotografia si concentrano tutte le esperienze di una vita: che possono essere le sensazioni, le emozioni, le conoscenze nate da un libro letto, un film visto, una delusione vissuta, un dolore provato, un sogno o una gioia desiderata.

E chi fa un viaggio fotografico con te si porta a casa anche una competenza che potrebbe poi essere spesa nel mondo del lavoro? Insomma, da un viaggio fotografico potrebbe nascere una nuova professione, per esempio occuparsi di reportage?

Sì, è successo che chi ha fatto con me tutto un percorso formativo, a partire dai workshop e completando con la partecipazione ad alcuni viaggi, ha poi iniziato una collaborazione con qualche rivista di viaggi, vendendo le proprie foto.

A volte, vendendo proprio le fotografie scattate durante il viaggio come immagini di fotogiornalismo.

Addirittura, c’è chi le ha vendute come foto da arredamento.

E questo è per me una gioia perché poi mi coinvolgono nella scelta.

Io dico sempre che i nostri viaggi non finiscono, anche perché in alcuni i casi, quando le fotografie meritano, c’è tanto lavoro alla base.

Inoltre, a volte, viste le immagini e i racconti meravigliosi che ne sono scaturiti, organizziamo anche mostre fotografiche.

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Villa La Favorita – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

Come trasmetti la tua sensibilità di fotografo a chi non è un fotografo?

Domanda difficile perché fotografare è quello che sono: la fotografia coincide con la mia vita, è una scelta di vita.

Quindi parlarne agli altri è un po’ raccontare la mia vita, la mia esperienza.

Credo che non ci sia un modo per trasmettere la propria sensibilità di fotografo, ossia non c’è una strategia.

L’unica cosa è dimostrare agli altri che se si ha una macchina fotografica tra le mani non si è mai soli.

Questo perché hai un vissuto dello spazio, del tempo, dei luoghi che visiti diverso da quando non hai una macchina fotografica tra le mani.

Infatti, fotografando il tempo si dilata o si restringe a seconda del tuo rapporto con lo spazio in cui sei.

E poi la fotografia è un grande mezzo per entrare in contatto con l’umanità: ed è questo il grande valore aggiunto.

E la fotografia diventa anche uno strumento di indagine su quelle che sono le nostre emozioni.

Viaggio fotografico: imparare a raccontare con la fotografia

Vediamo ora come si impara a raccontare attraverso la fotografia e come avviene durante i viaggi fotografici che proponi.

Partiamo da un aspetto molto importante e che più volte hai sottolineato mentre progettavamo i nostri tour: il tema del viaggio fotografico. 

Il tema del viaggio fotografico

Per viaggi fotografici scegli sempre un fil rouge, un tema che proponi ai partecipanti.

Per esempio, per il viaggio in Sardegna nel Sulcis Iglesiente hai scelto il rapporto tra lo spazio e il tempo.

Ma questo tema cambia per ogni giornata o è unico per tutto il viaggio?

Nel caso della Sardegna, visto che il tema era molto coerente con tutto ciò che abbiamo visitato e fotografato, cioè le miniere abbandonate, anche se diverse tra di loro, il tema è stato unico.

Ma a volte introduco anche dei sotto-temi: dipende molto dal tipo di viaggio.

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Villa La Favorita – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

Per Scoprendo il Miglio d’Oro lavoriamo sui contrasti e le contraddizioni presenti in questo territorio ristretto.

E sul concetto di cosa è bello: su modi diversi di concepire il bello, sul concetto estetico della bellezza.

Infatti, sono belle le ville vesuviane, ma lo sono anche le opere di riqualificazione come i murales di Jorit.

In effetti propongo un lavoro di reportage ad ampio spettro, ad ampia scala.

Lavoriamo sui contrasti, sulle contraddizioni e anche sull’umanità, la società, la cultura presente in questo territorio.

E poi dormiamo in una villa a 200 metri dagli Scavi di Ercolano: qui vi è Corso Resina, luogo di uno storico mercato delle pezze (un po’ come Porta Portese a Roma, per intenderci).

Insomma, vediamo lo sfarzo di alcune ville vesuviane, del tempo che fu, la decadenza di altre, ma ci immergiamo anche nella vita di oggi, nei quartieri popolari.

Tutti questi luoghi ci parlano di contraddizioni e stratificazioni culturali.

Come scegli un tema, un fil rouge, per il viaggio fotografico?

Per ogni tour preparo il materiale prima, anche attraverso i vari sopralluoghi.

Per cui ho un’idea precisa del tema da seguire e di come il viaggio si svolgerà.

Però può succedere che qualcosa di imprevisto irrompa al momento del viaggio.

E quindi mi regolo di conseguenza.

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Reggia Portici – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

Ti porto un esempio: l’anno scorso eravamo in Sardegna per un viaggio fotografico nei dintorni di Bosa.

Il tema scelto era sul sole e i colori dell’autunno.
Ma poi è successo qualcosa di assolutamente imprevedibile: questa zona è stata colpita dagli incendi.
E la zona colpita era esattamente lungo le strade che noi avremmo dovuto percorrere.

Quindi mi sono detta: “Che facciamo? Cambiamo strada ed evitiamo di entrare nella zona degli incendi, di vedere chilometri di terra bruciata? Mi mantengo fedele al tema scelto o do voce alla cronaca e propongo ai partecipanti di lavorare su ciò che sta accadendo?

Ci ho pensato, ci ho ripensato e alla fine ho detto: “È un evento che sta succedendo, non me la sento di girare gli occhi dall’altra parte…” e quindi li ho portati nel cuore degli incendi.

Li ho portati nell’olivastro millenario distrutto dagli incendi, li ho portati all’interno del grande tema, li ho portati a fare un sotto reportage di quello che era successo, all’interno del macro-tema che avevo scelto: il sole e i colori dell’autunno.

Sono stati contenti però?

Felicissimi.
Io sono stata molto onesta con loro, molto chiara e ho detto che non me la sentivo di girarmi dall’altra parte, come se nulla stesse accadendo.
E in più noi, come Itinerari di Luce, il mio progetto, abbiamo una vocazione al reportage, da sempre.

E ho proposto a loro questa deviazione da ciò che avevo prefissato, anche perché alcuni avevano già fatto altri viaggi fotografici con me.

Allora ho detto: “È arrivato il momento di darsi da fare con un reportage. Faremo una piccola parentesi all’interno del nostro viaggio e ci piangerà il cuore, ma racconteremo anche qualcosa di brutto che sta accadendo.

E ciò che abbiamo vissuto è stato molto formativo perché abbiamo fatto proprio una simulazione di un vero reportage.

Ho detto loro di immaginarsi e comportarsi come se dovessero realizzare un reportage per una testata giornalistica.

Hanno dovuto immaginare come raccontare quello che stavano vedendo e vivendo.

E ognuno ha raccontato a suo modo.

Ne sono scaturiti racconti bellissimi e immagini strepitose. E si sono portati a casa una competenza in più.

Quindi, ritornando alla domanda.

In questo caso io avevo un grande tema che è stato sconvolto da un evento di cronaca.

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Reggia Portici – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

Di solito il tema viene mantenuto, ma è possibile che lo corregga in corso d’opera, e non solo per eventi di cronaca come questo.

Ma anche semplicemente per le condizioni metereologiche.

Infatti, la fotografia ha una grande variante che incide profondamente su come e quando lavorare: la luce.

Tanti anni fa, in un altro viaggio in Sardegna, sempre nel Sulcis, in un tour paesaggistico (e non minerario come l’ultimo effettuato) a maggio, mi aspettavo il vento del maestrale e i colori della primavera, tipici del periodo.

Invece, le condizioni meteo furono completamente diverse, addirittura con la foschia.

Si era venuta a creare un’atmosfera surreale e in quel caso abbiamo lavorato su una rappresentazione onirica del paesaggio.

Insomma, con la fotografia devi fare sempre i conti con la luce: questa è la variante che può farti modificare completamente l’idea di viaggio che avevi in mente.

Il bello, ma anche la difficoltà dei viaggi fotografici è proprio questo: devi essere pronta a rimodularli in corso d’opera.

E succede anche per quella che è una giornata tipo.

Magari hai deciso di fare l’analisi critica alla sera e all’aperto.

Ma poi piove al mattino e non puoi fare altro che invertire i programmi che ti eri prefissata.

Per cui, lezione al mattino e uscita al pomeriggio se il tempo lo permette.

Questa è la parte diciamo più impegnativa perché hai la responsabilità, comunque, di un gruppo con al seguito tutta l’attrezzatura necessaria per fotografare.

Devi essere elastico e pronto a proporre esperienze valide.

Un metodo per raccontare con immagini il proprio viaggio

Il tema cosa permette al viaggiatore-fotografo di tirare fuori?

Solitamente quando una persona fa un viaggio, una vacanza, torna a casa con una mole di foto che fa fatica pure a vederle tutte, a mettere in ordine.

Spesso sono fotografie molto simili e anche presentarle ai parenti e agli amici diventa un momento che può trasformarsi in noia.

Questo vale sia che la persona sia un fotografo sia che non lo sia.

Perché succede?
Perché manca una selezione, manca il saper escludere le immagini che non raccontano ciò che vuoi dire.

Ecco che il tema ti permette di raccontare e di selezionare.

viaggio fotografico villa vesuviana
Villa Pignatelli di Montecalvo – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

Tieni presente che, inoltre, vi è sempre una declinazione individuale del tema che io propongo.

E questo è l’aspetto direi che lascia sempre a bocca aperta.

Infatti, per farti un esempio, io posso proporre come tema di concentrarsi sui particolari delle persone che incontriamo.
E stanne certo che uno mi porterà gli occhi e gli sguardi, un altro mi porterà la gestualità, un altro mi porterà i sorrisi.

Quindi, ogni singolo partecipante ci metterà del suo, andando a declinare con la sua personalità quello che io ho immaginato che potesse essere il grande tema.

E la parte bella è proprio questa: la capacità di vivere il viaggio e tornare a casa raccontando una storia di quel viaggio.

Per raccontare è necessario selezionare, che significa togliere per avere di più.

E i partecipanti imparano anche questa competenza: a togliere, selezionare, senza eliminare elementi importanti, ma imparando a raccontare.

I partecipanti, in maniera guidata, imparano a ottenere una collezione per un reportage fotografico.

In un racconto fotografico, in un reportage fotografico, bisogna saper strutturare una storia avendo anche il coraggio di togliere una fotografia.

Per raccontare, bisogna togliere il superfluo e lasciare l’indispensabile.

Una fotografia che magari è bella, ma esula da quel racconto, da quella storia, va tolta.

Quindi, in questi viaggi fotografici si insegna anche un metodo: un metodo di lavoro, un metodo di selezione per raccontare davvero una storia.

E questa selezione, oltre a permettere di ottenere un reportage di viaggio, un racconto, può dare vita a una mostra.

A Roma, al ritorno da un viaggio fotografico o da un workshop, ho organizzato diverse mostre con i partecipanti.

È l’occasione per esporre le loro foto, il loro racconto.

È un momento molto bello, di festa.

L’ingresso è gratuito e invitano amici e parenti.

Finalmente possono esporre le loro fotografie, in una location scelta per l’occasione, e mostrare i risultati che hanno raggiunto.

Per una mostra sul Carnevale di Venezia ho scelto una enoteca, un vino abbinato e come musica di sottofondo, un rondò veneziano.
Tutto questo per creare un’atmosfera che stimoli i cinque sensi.

 Viaggi fotografici: condividere la propria passione

Cosa cercano le persone che scelgono i tuoi viaggi fotografici? Da cosa sono mosse?

Sicuramente dalla curiosità, dal poter visitare un luogo in maniera diversa, dall’approfondimento.

Infatti, per ogni viaggio vi è un lungo lavoro preparatorio, di sopralluogo e di ricerca.

viaggio fotografico ville Napoli
Villa Campolieto – Miglio d’Oro – Credit Doralisa D’Urso

Visito i luoghi, parlo con gli abitanti del luogo, scopro le attività locali, consulto biblioteche per ricercare fonti e documenti, studio libri, scelgo con cura i luoghi da visitare, da dormici.

Lascio a ogni partecipante la scansione dei documenti che ho trovato, in modo che abbiano ulteriori stimoli per i loro scatti e, poi, possano ispirarsi per la selezione delle immagini per il loro racconto fotografico.

E tutto questo per far vivere completamente l’atmosfera.

È fondamentale che chi partecipa possa respirare e immergersi nello spirito del luogo e dei suoi abitanti.

E, naturalmente, per chi decide di compiere un viaggio fotografico, vi è un grande motivatore: l’opportunità di condividere la passione per la fotografia con un gruppo e di poterlo fare in una maniera non competitiva, bensì di pura condivisione.

Infatti, il bello dei viaggi fotografici è che si crea subito un clima costruttivo, partecipativo e un gruppo molto unito, che ha voglia di crescere insieme.

E ai tuoi viaggi fotografici vengono anche delle persone sole cioè senza il partner?

Sì, diverse persone sono single.

Oppure partecipano persone che sono impegnate però si ritagliano questi momenti per coltivare la loro passione.

E nel gruppo si crea una bella condivisione: si è molto collaborativi, nessuno è geloso delle immagini che scatta, nessuno vuole primeggiare.

Io sono molto fiera e contenta di questo clima che si crea, di questa voglia di crescere insieme.

Si crea un gruppo accumunato da una passione, composto da persone che hanno vissuto un’esperienza che le ha fatte crescere, perché hanno imparato anche tra di loro.

E hanno imparato divertendosi.

Infatti, in questi viaggi non solo si impara, ma ci si diverte.

Sul pullman, con cui ci spostiamo, si vivono dei momenti molto goliardici, di divertimento puro.

Così come accade nei momenti di puro relax, per esempio durante la cena.

Insomma, in questi viaggi fotografici si impara a raccontare, a usare la macchina fotografica, ma lo si fa in un’atmosfera rilassata senza una spada di Damocle sulla testa, qualcuno che ti rimprovera per come scatti.

Si impara con il sorriso sulle labbra e la voglia di stare insieme.

E questo è un valore aggiunto: infatti, ormai ci sono delle persone che si sono conosciute ai tour e sono diventate amiche.

E addirittura prenotano una per l’altra per il prossimo viaggio fotografico organizzato.

Insomma, si sono creati dei rapporti di amicizia.
E questo è molto bello.

Grazie mille Doralisa per la tua disponibilità e per averci fatto scoprire lo spirito dei tuoi viaggi fotografici.

Grazie a voi e un saluto ai vostri lettori: spero di essere stata in grado di far percepire quanta magia vi è in un viaggio fotografico!

Se anche tu desideri vivere la magia di un viaggio fotografico,

 passa in Agenzia o Contattaci.

Vedremo insieme gli itinerari che abbiamo progettato

per farti assaporare angoli inconsueti della nostra bellissima Italia!